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Le opere in mostra sono alcune tavole dove all’immagine fotografica di aggiungono elementi grafici e testi originali, e una decina di taccuini sui quali sono applicate fotografie stampate su carta da lucido.

Le soluzioni tecniche sperimentate hanno l’intento di restituire alla realtà la tridimensionalità sacrificata allo scatto fotografico; di liberare il soggetto fotografato dalla fissità distante della stampa tradizionale e renderlo di nuovo materia viva: palpabile, udibile, odorabile.

Nelle tavole alle immagini di uniscono parole ed elementi materici per ricreare la dimensione del reale dove parole, immagini e materia coesistono e si intrecciano nella nostra realtà quotidiana.

Scopo del lavoro è scovare le immagini, catturarle e renderle alla vita dopo avergli impressa un’impronta che ne riveli il messaggio.

Nei taccuini, l’abbinamento delle immagini è scaturito da un gioco di rimandi tra due dimensioni, quella naturale e quella artificiale: i riflessi nello specchio d’acqua della fontana e quelli nelle vetrate del grattacielo; le altezze svettanti dello skyline e la silhouette dei fenicotteri. Due dimensioni in conflitto che nelle opere realizzate trovano un punto di contatto, un modo per parlarsi in una ritrovata armonia.

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